Ecco quanto prende di pensione un camionista dopo una vita sulle strade

Un camionista dopo una vita passata tra strade, pioggia e notte in autogrill, quando arriva il momento della pensione, si trova spesso davanti a un puzzle complicato. Non si tratta solo di età, ma di contributi, anni effettivamente lavorati, e dì qualche dettaglio poco noto che può fare la differenza; non tutti i camionisti prendono la stessa cifra quando smettono di guidare.

Gli anni di contributi per un camionista

Chi ha lavorato come camionista spesso rientra tra quelli che svolgono lavori usuranti. Non è solo un’etichetta burocratica: stare seduti per ore caricare e scaricare, ritmi sballati e turni notturni logorano il corpo. Per questo motivo, è prevista la possibilità di andare in pensione prima del previsto. Ma serve rispettare certi parametri precisi e non sempre facili da raggiungere.

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Per andare in pensione anticipata, e camionisti devono aver versato 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini, 41 e 10 mesi se donne. Non serve un’età minima. Anche a 60 anni si può smettere, se si è iniziato presto. Ma attenzione: serve che l’attività sia riconosciuta come usurante nel modo corretto, altrimenti non vale.

C’è poi l’opzione dell’Ape sociale. In certi casi, consente di uscire dal lavoro qualche anno prima. È una specie di accompagnamento alla pensione, che può arrivare fino a 1.500 euro al mese. Non è automatica. Serve avere almeno 63 anni e 5 mesi, 30 anni di contributi, e trovarsi in condizioni particolari, come non avere altri redditi da pensione in corso.

L’Ape sociale e la pensione di vecchiaia

Una cosa importante: l’Ape sociale non è una pensione vera e propria, è più simile a un’indennità temporanea. Si prende fino al raggiungimento dell’età pensionabile, poi scatta la pensione normale. Per alcuni può essere un sollievo, per altri può sembrare poco. Dipende dalle esigenze, dalle spese, da come si è vissuto fin lì.

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Chi invece decide di aspettare la pensione di vecchiaia, la prende a 67 anni con almeno 20 anni di contributi. Ma qui l’importo cambia molto da persona a persona. Non basta guardare i numeri. Conta la retribuzione media degli ultimi anni, i periodi scoperti, se sì sempre con regolarità oppure no. Non è raro vedere due colleghi con lo stesso mestiere e pensioni molto diverse.

A volte i camionisti fanno lavori intermittenti, operatori diversi, o in forme contrattuali non stabili. Questo complica il calcolo. Conviene sempre consultare l’estratto conto contributivo dell’Inps. Serve per verificare se tutti i periodi sono stati registrati, se ci sono buchi da sanare, o situazione da chiarire. Piccole sviste possono avere impatti notevoli.

Cos’è l’eredità contributiva e come funziona

In alcune famiglie e, esiste anche la cosiddetta eredità contributiva. Se un coniuge muore e aveva contributi versati, e superstite può in certi casi usarli per completare i propri punti non capita spesso, ma è una possibilità che va considerata, soprattutto quando si è vicino alla soglia dei requisiti ma manca poco. È una norma che pochi conoscono ma che può aiutare.

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È utile anche sapere che, per chi ha iniziato molto presto a lavorare (prima dei 19 anni), ci sono altri canali come la pensione anticipata per precoci. Serve però aver svolto per almeno 7 anni lavori faticosi come quello del camionista. È un’opzione che non tutti riescono a usare, ma che rientra nei requisiti può anticipare ulteriormente l’uscita dal lavoro.

Un aspetto spesso trascurato è l’effetto del tipo di contratto avuto nel corso della vita. Chi ha lavorato sempre come dipendente a tempo pieno a una situazione più lineare. Chi invece ha avuto periodi come autonomo o con contratti discontinui rischia che i contributi non siano sufficienti o che il calcolo finale porti a cifre basse. E qui entra in gioco anche la gestione separata.

Perché è importante fare i conti anticipatamente

Per capire quanto si prenderà esattamente, è quasi obbligatorio fare una simulazione sul sito dell’Inps. Non è sempre immediato, ma ci sono strumenti online che permettono di avere un’idea. Non è un numero fisso, ma da un ordine di grandezza. E permette di pianificare, o almeno capire se ci si deve aspettare una cifra sufficiente per vivere o se serve integrare con altro.

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Molti camionisti, quando smettono di lavorare, si trovano spaesati. Alcuni pensano che basti arrivare a una certa età per avere diritto a una cifra fissa, ma non è così. Il sistema contributivo non perdona. Se si sono versati pochi contributi o se gli stipendi erano bassi, la pensione sarà proporzionata. In certi casi, anche sotto i 1.000 euro al mese, e non sempre basta.

C’è poi il tema delle trattenute. Quando arriva la pensione, non si riceve l’intera cifra calcolata. Ci sono le tasse, anche se più leggere rispetto al lavoro. E ci sono altri prelievi, come l’assistenza sanitaria. Quindi, il netto può essere inferiore a quanto ci si aspetta appunto anche questo va tenuto in conto. Meglio fare i conti prima, per evitare sorprese.

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